ci sono due cose che nessuno ti potrà mai strappare: ciò che sei e ciò che sai.

ci sono due cose che nessuno ti potrà mai strappare: ciò che sei e ciò che sai.

venerdì 28 novembre 2014

Per essere forti e liberi e' necessario non essere 
desiderati ne' applauditi, poiche' la liberta' non si 
trova mai nelle circostanze esterne e non ha bisogno 
della droga chiamata approvazione.
La maggior parte e' stata  educata ad aver 
bisogno delle persone,ma solo per essere accettati,apprezzati,applauditi.

Siamo alla fiera della banalita' del Male.  Ho 

compassione per le persone in bilico tra tristezza e

buffoneria ,tra demenza e imbecillita'.  

Quello che vi circonda, chi vi circonda, voi stesse, 

e' tutto cosi' patetico ,vecchio, come una pesante e 

speranzosa passata di biacca su 

visi avvizziti, segnati, grigi, da 

spingere, appunto, alla caritatevole pena, 

oramai, piuttosto che al risoal pianto.




vvbfrancy

O CAPITANO! MIO CAPITANO! Walt Whitman 1865 O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito, La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto, Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante, Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello; Ma o cuore! cuore! cuore! O rosse gocce sanguinanti sul ponte Dove è disteso il mio Capitano Caduto morto, freddato. O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati, Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla, Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti, Qua Capitano! padre amato! Questo braccio sotto il tuo capo! É un puro sogno che sul ponte Cadesti morto, freddato. Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra, Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere; La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito, Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave; Rive esultate, e voi squillate, campane! Io con passo angosciato cammino sul ponte Dove è disteso il mio Capitano Caduto morto, freddato.

lunedì 24 novembre 2014

ENTRA NEL BRANCO, ENTRA NELLA SOLITUDINE

Perché il sesso è diventato tanto importante? Voglio dire, come mai, al giorno d'oggi, non si fa altro che pubblicizzarlo, propagandarlo e difenderlo a spada tratta come se fosse qualcosa che ci permette di affermarci come individui?

Ancora una volta sono costretta ad andare controtendenza.
Trovo che il sesso sia un eccellente strumento di manipolazione mediatica.
 Veniamo quasi costretti a pensare che farlo spesso, con diversi partner e magari in modi "creativi" sia normale, invidiabile e necessario. In realtà non è il sesso che muove i fili ma il denaro; infatti è così  che molte aziende possono lavorare! Gli psicologi al primo posto, le farmacie, e tutti i produttori di qualcosa da abbinare facilmente ad una sollecitazione sessuale O A PERFORMANCE DA DIO.
Nessuno è disposto ad ammetterlo, ma tutti noi, in fondo in fondo, siamo SOLO alla ricerca dell'amore che dura per sempre, perché è per questo che siamo "programmati".
Basta guardarsi intorno per vedere come stanno le cose: squallore assoluto motivato da assurde giustificazioni ripetute così tante volte da risultare convincenti per quasi tutti.
  Questo mondo  inneggia ai BACCANALI, in ogni forma, e decreta il "successo" di un individuo in base al numero di conoscenze che possiede. Facebook, le chat sono l'esasperazione di questo concetto. Spesso vedo persone che si circondano di "amici" con i quali non hanno nulla in comune, se non la  paura di rimanere soli con se stessi.
Eppure la vera solitudine non deriva dall'essere soli fisicamente o virtualmente, ma dall'impossibilità di comunicare a chi abbiamo vicino  i  nostri pensieri .
Personalmente DIFFICILMENTE  mi sento sola  perche' amo profondamente la mia individualita', la mia solitudine e non cerco mai approvazione dagli altri per trovare un'identificazione.
Non amo i branchi..non amo le omologazioni.
vvbfra


LASCIA CHE IO PIANGA LA CRUDA SORTE

FATTI PER CANTARE,FATTI PER SOFFRIRE.

Non so quanti lettori al nome di Farinelli, associano i castrati per finalità musicale, o “cantori evirati”. La castrazione dei maschi in età prepuberale al fine di mantenere la voce acuta, fu pratica costante nella Roma papalina. Soprattutto nel periodo barocco, per le esigenze delle cantate di soprano e contralto (nelle quali non potevano essere impiegate le donne), vi fu il boom di impiego nelle cantorie. 
La stessa pratica, sia detto per inciso, si aveva la parte dei mussulmani che avendo la necessità di impiegare gli eunuchi negli harem e non potendo castrare per espresso divieto del Corano, demandavano tale compito ai cristiani.
Il principe dei cantanti lirici castrati fu senza dubbio Carlo Broschi, detto Farinelli. Nacque ad Andria nel 1705 e morì a Bologna nel 1782. Ebbe una seria preparazione musicale a cui fu indirizzato, assieme al fratello Riccardo, fin da piccolo. Fu proprio Riccardo, all’indomani della morte del padre, a volere per Carlo la castrazione, eseguita nel 1717. Farinelli fu il nome d’arte (tutti i castrati sceglievano il proprio) che ben presto divenne famoso in Italia e in Europa grazie alle eccelse performance raggiunte. Egli eccelleva sia nel registro leggero che nel registro patetico. Nella sua voce si trovavano riunite la forza, la dolcezza e l’estensione. Un consenso praticamente unanime ancor oggi assegna a Farinelli il riconoscimento del più grande cantante nella storia dell’opera lirica.
Malgrado l’enorme successo e il potere che ne conseguì, Farinelli soffrì fino alla fine dei suoi giorni di solitudine e di malinconia.
Nel 1994 il regista belga Gérard Corbiau ha realizzato il film “Farinelli – Voce regina”. Uno dei pregi di questo film è l’aver riprodotto la voce angelica di Farinelli grazie al computer e a sofisticati accorgimenti elettronici.




domenica 23 novembre 2014

MI HANNO DETTO DI CAMBIARE......

Ognuno di Voi si sta in qualche modo immaginando quello che sta facendo, oltrepassando quello che  stiamo facendo. E ognuno di noi oltrepassa quello che sta facendo in un modo suo tutto personale  e tutto particolare.
La virtualità non sempre è una virtù; perché "virtuale", Voi sapete, è un termine che viene dalla nomenclatura filosofica latina, che a sua volta riprende una nomenclatura filosofica greca e significa: ciò che è solo potenziale, ma non è reale. 

Governare razionalmente anche la nostra vita virtuale e fare in modo che a questa virtualità corrisponda la virtù, non nel senso moralistico della parola, ma nel senso classico: la virtù è il valore personale, il valore nella creazione, il valore nell'amore, il valore nella produzione di rapporti civili e di rapporti morali. Tutto questo è il mio sogno,  un sogno che io, di volta in volta, mi impegno a tradurre in realtà. Solo a questa condizione ci accorgiamo che la nostra vita vale la pena di essere vissuta.
VVB FRA

FELICE NOIA

Quando la domenica diventa ciò che la poesia simbolista definiva spleen,allora è possibile umanizzandola, addomesticandola, portarla letteralmente nella domus dei nostri stati d’animo. La noia e' solo un triste frutto dell’incuriosità.
La noia seducente della domenica fa parte della vita e se vivo voglio anche annoiarmi...caspita!!!!Oggi Sono rapita dal fascino della noia.
Quale fascino? direte.....
Giusto:
di essere rapiti la mattina,senza fretta, dalla golosita' di un bombolone ripieno di crema cosparso di zucchero grosso...
golosita' di ricerca del tempo perduto durante gli altri giorni...
golosita' sessuale...
insomma curiosita'...tentazioni irresistibili!!!!! provato e assicurato ;)

vvb fra

BUONA DOMENICA!