ci sono due cose che nessuno ti potrà mai strappare: ciò che sei e ciò che sai.

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mercoledì 12 agosto 2015

La triste storia della baronessa Beatrice Cenci

Il barone Francesco Cenci nacque a Roma nel 1549 e quando suo padre morì ereditò un immensa fortuna da fare invidia al Papa stesso. Francesco si sposò con Ersilia Santacroce dalla quale ebbe diversi figli Antonia, Beatrice, Giacomo, Cristoforo, Rocco, Bernardo e Paolo.
Francesco era un uomo violento e rissoso, oltre che parsimonioso e spilorcio; egli trattava i figli molto severamente e li faceva vivere in uno stato di indigenza, facendogli mancare anche il necessario. Alla morte della moglie spedì le sue due figlie in convento presso il monastero di Santa Croce in Montecitorio. Giacomo, Cristoforo  e Rocco, stufi della loro situazione, iniziarono a contrarre debiti  e a sottrarre denaro e gioielli al loro padre padrone.
Nel 1598 Francesco fu arrestato in seguito ad un accusa di abusi sessuali, fu costretto a pagare una forte ammenda per essere scarcerato  e scagionato dalla terribile ed infamante imputazione.

IL DELITTO
Francesco, “nascondendo” la figlia, voleva evitare che qualche pretendente la sposasse e quindi egli sarebbe stato costretto a versare un’eventuale dote.
Purtroppo, nonostante i subdoli tentativi del padre di tenerla fuori dal mondo, la nostra riuscì a scrivere delle lettere a suo fratello Giacomo e ad alcuni parenti, nelle quali si denunciava le violenze e sevizie a cui dovevano sottostare lei e la matrigna. Quando il rude signore della castello scoprì questa corrispondenza epistolare picchiò la figlia fino a quasi ammazzala.
Beatrice non demorse e così messosi d’accordo con il precedente proprietario Olimpio Galvetti, forse suo amante, in combutta con un certo Marzio Catalano, il 9 settembre del 1598 uccisero Francesco. Olimpio e Marzio, prima lo immobilizzarono e dopo lo uccisero a colpi di martello, in fine presero il corpo di Francesco, lo buttarono dalle scale di legno della rocca. Una volta tumulato il corpo del defunto barone, la figlia, la moglie e i due sicari partirono alla volta di Roma.

furono così ritenuti colpevoli del delitto Beatrice, Giacomo, Bernardo e Lucrezia, la vera e sola mandante del delitto. Nonostante l’appassionata requisitoria del giureconsulto Prospero Farinacci, e l’accusa di violenza sessuale perpetrata ai danni della figlia.
L’11 settembre, data fatidica ed evocativa, del 1599 appena ventiduenne, Beatrice fu portata sopra Ponte Sant’Angelo a Roma, davanti a Castel Sant’Angelo, al di qua del Tevere, e fu decapitata, Lucrezia subì la stessa sorte, invece Giacomo fu squartato, Bernardo, in considerazione della sua giovane età fu condannato al carcere a vita, ma prima dovette assistere alla esecuzione dei suoi parenti e la cosa lo sconvolse a tal punto da renderlo pazzo; così fu internato in un manicomio dove morì senza essere seppellito.
Il corpo della baronessa Beatrice Cenci fu raccolto dai frati cappuccini che, insieme a una folla commossa, venne portata in processione fino alla chiesa di San Pietro in Montorio, dove fu seppellita sotto l’altere maggiore, tutta ornata di rose con il capo poggiato su un piatto d’argento, come omaggio ad una vittima della sopraffazione dei potenti.
Questo è il triste epilogo della storia di una giovane nobildonna, martire inconsapevole di una giustizia spettacolare di un’epoca crudele e violenta e nonostante, il potente di turno, ne uccise le spoglie mortali, il suo mito dura ancora oggi, riproposto da autori come Sthendhal, Shelley e Guerrazzi, solo per citarne alcuni.
IL MITO
Molte sono le leggende che aleggiano intorno alla crudele e prematura fine di Beatrice, la più famosa è quella nella quale si narra che il suo fantasma apparirebbe la sera dell’11 settembre di ogni anno sugli spalti della  Rocca di Petrella Salto.
Nel comune di Cappadocia vi è la Grotta di Beatrice Cenci, un suggestivo antro nel quale pare si odano strani lamenti e sommessi pianti, in ogni caso, non bisogna dimenticare che le grotte posso creare  illusioni uditive.
Venne identificata erroneamente con la grotta in cui sarebbe stato imprigionato dai briganti nel 1598 Francesco Cenci, poi liberato dalla figlia Beatrice; in realtà la rocca dei Cenci non si trova presso Petrella Liri, ma a Petrella Salto (Rieti).





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